Da qualche tempo si è imposto all’attenzione della critica enogastronomica e dei cultori dei sapori genuini uno scrigno dell’Abruzzo migliore, quello capace di suggestionare per qualità. Si tratta del ristorante Il Capestrano, nome che rende omaggio alla scultura del guerriero datata VI secolo a.C. rinvenuta nel territorio di Capestrano, provincia de L’Aquila. Parliamo di un’attività di ristorazione sorta 9 anni fa a Milano e da allora in costante crescita qualitativa grazie alla cura nella scelta dei prodotti, alcuni di difficile reperimento. Artefici di tutto ciò, il titolare Roberto Babbo, abruzzese ovviamente, sua moglie e le giovani figlie. Con queste premesse è andato in scena mercoledì 3 luglio il primo incontro di un progetto di valorizzazione dedicato alla scoperta di abbinamenti gastronomici con nuovi vini che testimoniano la crescita enologica dell’Abruzzo. La scelta delle cantine e la narrazione è stata curata da MàsWine, il laboratorio di comunicazione esperienziale della giornalista Jenny Viant Gómez, di origine cubana e da 20 anni residente in Abruzzo. Per l’occasione sono stati proposti 3 vini molto particolari prodotti da Chiusa Grande, Rabottini e Wilma. Serena Babbo ha decritto magistralmente i piatti, alcuni fatti con ingredienti Presidi Slow Food.
Commensali attenti e stampa di settore si sono immersi in un percorso alla scoperta di abbinamenti perfettamente centrati. In apertura Integro, il nuovo vino frizzante ancestrale dell’azienda biologica Chiusa Grande di Nocciano (Pe) – Chardonnay imbottigliato con i propri lieviti, non filtrato e da bere sia limpido che torbido – ha dimostrato un’incisiva versatilità di abbinamento accompagnando l’antipasto costituito da una carrellata di eccellenze. Prosciutto crudo tagliato a coltello e salsicciotto con peperone rosso d’Altino prodotti da I Salumi della Majella (Ch); salame di Paganica Fratelli De Paulis (Aq); lonza di filetto della Salumeria del Parco (Te); ventricina del Vastese di Fattorie del Tratturo di Scerni (Ch); Canestrato di Castel del Monte e Marcetto di Giulio Petronio (Aq), con goccia di mosto cotto Praesidium, e ricotta scorza nera di Gregorio Rotolo. Pane con impasto di patate del Fucino Igp.

Il momento degli autoctoni Trebbiano e Montepulciano d’Abruzzo è stato riservato a due autentiche espressioni artigianali teatine, rispettivamente le aziende Rabottini e Cantina Wilma. Per Iniziare (questo è l’originale nome del bianco di Rabottini), annata 2017, ha accompagnato egregiamente gli spaghetti con zucchine, guanciale e zafferano di Navelli Dop. Pasta fatta alla chitarra (utensile in legno e corde usato per ottenere la forma della pasta). L’importante piatto ha “dialogato” armonicamente con la pienezza di un Trebbiano intenso, agreste e da invecchiamento (a occhi chiusi evoca la Borgogna).

Gli immancabili Arrosticini – fatti a mano direttamente nel ristorante, con carne di pecora abruzzese del taglio più pregiato e con poco grasso aggiunto – sono stati abbinati al Montepulciano d’Abruzzo Cantina Wilma, che fa un uso sapiente del torchio e vinifica in acciaio con lieviti indigeni. Ben 2 annate diverse hanno testimoniato il potenziale evolutivo dell’emblematico vitigno. L’annata 2001 esprime grazia all’olfatto, con note predominanti di prugna appassita, amarena, viola e liquirizia. Al sorso è terso, sapido e duraturo. L’annata 2017 ha tannini scalpitanti, sentori vivaci di frutti rossi ed erbe officinali. Decisamente giovane.
Montepulciano d’Abruzzo Cantina Wilma
Attraverso questo viaggio nei sapori e vini insoliti si dimostra come la narrazione sia capace di potenziare il valore intrinseco dei prodotti. Il nuovo approccio di promozione delle eccellenze intrapreso da Il Capestrano svela un volto virtuoso dell’Abruzzo fuori regione.